8 mag 2011

CASTELVECCHIO. Capolavoro sfuggito all'asta però prestato

L'ARENA Venerdì 25 Marzo 2011 CULTURA Pagina 57



In mostra fino al 30 giugno


Capolavoro sfuggito all'asta però prestato

Al museo un tabernacolo scolpito dal Maestro di Sant'Anastasia Il Comune tentò di aggiudicarselo ma la spuntò un collezionista

Fino al 30 giugno si può vedere a Castelvecchio un capolavoro assoluto del più celebre scultore del Trecento veronese, il Maestro di Santa Anastasia; è in mostra temporanea, infatti, uno stupendo tabernacolo gotico su pietra, drammaticissimo e in uno stato di conservazione sorprendente. Il capolavoro è esposto di fronte alla grande Crocifissione in tufo, dal pathos straordinario, proveniente dalla chiesa di San Giacomo alla Tomba e opera dello stesso autore.
Sculture eccezionali entrambe. Il tabernacolo gotico si è materializzato all'asta di una collezione antiquaria, messa all'incanto «per fine attività», senza documentazione approfondita sulla provenienza. L'opera era ignota pure al ministero ai Beni Culturali, genericamente definita «nella maniera di Rigino di Enrico». Alla fine è stata aggiudicata a una famiglia di collezionisti toscani e da questi prestata alla direzione dei musei veronesi per il progetto «Ospiti in Galleria», che nell'iniziativa chiamata «In-visibilia» vedrà altri capolavori, di proprietà privata, esposti fra le raccolte museali.
Il tabernacolo rappresenta un Cristo in croce fra la Madonna e san Giovanni evangelista. Le sue misure sono 74 cm per 48 su 10,5 di spessore. «È una straordinaria scultura del tempo di Cangrande della Scala», dice la direttrice di Castelvecchio, Paola Marin. «Apparteneva alle raccolte degli antiquari Salvatore e Francesco Romani, collezionisti molto reputati, nel loro palazzo Magnani Feroni in via dei Serragli a Firenze. Le raccolte sono state battute all'asta da Sotheby's dal 12 al 15 ottobre 2009, e si sono rivelate una miniera di capolavori sconosciuti: almeno venti opere d'arte eccezionali, ora vincolate», spiega la direttrice dei musei comunali. «Questa opera in particolare partiva da una bassissima quotazione — 4.000-6.000 euro — perché la casa d'aste aveva delle riserve sulla sua autenticità. La scoprimmo sfogliando il catalogo della gara di licitazione e, subito dopo, venimmo interpellati, con lo stesso scrupolo, dalla maggiore studiosa del Caravaggio, Mina Gregori, accademica dei Lincei e presidente della fondazione intitolata a Roberto Longhi, il grande storico dell'arte del quale era stata la principale allieva».
A Verona uno studio accurato permise subito a Paola Marini, Ettore Napione e Peter Dent, storici dell'arte, medioevalisti (il primo autore di un recente libro sulle Arche Scaligere), di convalidare l'autenticità come opera del Maestro di Sant'Anastasia. Partì allora il tentativo di acquisirla a Verona. Si colse la disponibilità della Fondazione Cariverona e quella dell'Associazione amici del museo, presidente l'industriale Giuseppe Manni, vicepresidente Isabella di Canossa e consigliere Gigi Carlon, che ne verificarono con un sopralluogo la qualità e storicità. L'acquisizione del piccolo capolavoro venne caldeggiata anche con l'assessore comunale alla cultura, Erminia Perbellini. Si concordò di concorrere telefonicamente alla gara, con un tetto di spesa a 30mila euro.
Il drammatico tabernacolo trecentesco venne aggiudicato invece all'avvocato fiorentino Gian Paolo Olivetti Rason, noto collezionista, specializzato in opere di altre epoche e botteghe d'arte, a 60mila euro (più diritti e spese).
La cortesia dell'avvocato Olivetti ha ora permesso di ospitare in città dal 28 settembre scorso (giornata nazionale degli Amici dei musei) al 30 giugno prossimo, lo straordinario tabernacolo. Poi dovrà essere restituito a Firenze. «Sono, siamo, molto riconoscenti alla famiglia Olivetti», dice Paola Marini. «Mi piacerebbe trovare, insieme con i proprietari di questo tabernacolo, un modo per averlo ospite il più a lungo possibile nel nostro contesto mussale», e conclude: «Sarei in imbarazzo a scegliere quale delle due Crocifissioni che ora, eccezionalmente, si confrontano nella quinta sala della galleria, ma in realtà dialogano, io preferisca

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