Il governo si mobilita contro i writers. Secondo quanto previsto nel decreto sicurezza, approvato alla Camera e in attesa del definitivo ok al Senato, chi scrive su immobili o mezzi di trasporto rischia da uno a sei mesi di carcere o una maxi-sanzione da €300 a €1.000. Pene ancora più severe per chi imbratta monumenti e aree di interesse storico-artistico: la reclusione, in questi casi, va da tre mesi a un anno e le multe da €1.000 a €3.000 euro. I dati confermano che quello dei writers è diventato un problema di ordine pubblico con delle ricadute abbastanza significative. A piangere saranno soprattutto le industrie di vernici spray o affini. L'82% delle bombolette spray vendute è destinato all'opera dei graffitari, alle gesta di insubordinazione culturale. In un mese nel solo capoluogo lombardo si vendono 18mila bombolette il cui contenuto finisce inesorabilmente sulla facciata di un edificio o sulla fiancata di un mezzo pubblico di trasporto. Muri a rischio, soprattutto, in occasione di manifestazioni di massa, che da sole sono responsabili del 30% delle tags e dei graffiti. Ogni anno, in Italia vengono spesi circa €20 milioni (calcolo approssimativo e per difetto) per contrastare il proliferare dei graffiti, senza contare i costi sostenuti dalle aziende di trasporti per la pulizia dei treni, autobus, etc. Non bisogna, però, fare di tutta un'erba un fascio, ad esempio in certe periferie i murales realizzati da writers esperti danno una nota di colore ad un muro di cemento altrimenti grigio, così come ad un capannone abbandonato. In quel caso sono il primo ad apprezzarli, ma non tollero tags e graffiti che deturpano le bellezze architettoniche delle nostre città. Fondamentale è lavorare sui giovani, educandoli al rispetto per il bene comune. Per quanto riguarda il carcere, credo che sia una misura eccessiva; bisogna comminare la sanzione amministrative proporzionata all'entità del danno e, in più, obbligare a ripulire la superficie vandalizzata.
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